08/10/2019

Contraffazione e commercio non autorizzato di cosmetici: non è tutto illuminante quello che luccica

Il mondo della bellezza e del beauty, come tutte le diverse attività che producono articoli d’eccellenza, non è esente dal rischio della contraffazione, fenomeno rischioso non solo per gli effetti dannosi per la salute, ma anche per le conseguenze che si ripercuotono sia nell’ambito legale che economico.

Ma andiamo per punti.

Innanzitutto, per cosmetici si intendono sostanze e preparazioni diverse dai medicinali che, poiché non presentano contenuti attivi a valenza farmacologica, possono essere venduti liberamente (es. colorazione per capelli, creme e lozioni per la pelle, deodoranti, dentifrici, maschere di bellezza, prodotti per il make-up).

Nonostante ciò, i cosmetici, se non vengono prodotti rispettando quanto stabilito dalla legge, possono essere altamente dannosi per il benessere di chi li utilizza.

Per questo motivo, al fine di tutelare il consumatore, in Italia vige la Legge 11/10/1986 n. 713, la quale disciplina vari aspetti legati al mondo della cosmesi, dando rilievo non soltanto agli adempimenti necessari per la produzione, la vendita e l’importazione degli stessi, ma disciplinando anche aspetti quali l’etichettatura ed il confezionamento.

Successivamente, il Dlgs 126/1997 è ulteriormente intervenuto con l’introduzione dell’obbligo di indicare sull’etichetta, utilizzando la nomenclatura INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), tutte le sostanze contenute nel prodotto. Lo scopo dell’INCI, infatti, é quello di consentire ai consumatori di individuare, con facilità, le sostanze a cui possono essere allergici ed evitare il verificarsi di spiacevoli effetti collaterali. Tale denominazione ha carattere internazionale ed è utilizzata non solo in tutti gli Stati membri dell’UE, ma anche in molti paesi tra cui Stati Uniti, Russia, Brasile, Canada ed il Sudafrica.

In particolare, la normativa prevede ben 1.400 sostanze proibite, quali l’arsenico, il cloro, il mercurio, il piombo e diverse paraffine e prevede, inoltre, che le sostanze indicate sull’etichetta vengano riportate in ordine decrescente di concentrazione.

Oltre a ciò, nel 2005, in Italia (Dir. UE 2003/15, recepita con Dlgs 50/2005), è stato introdotto anche l’obbligo di riportare in etichetta il PAO (Period After Opening), al fine di indicare il periodo di tempo per il quale il prodotto si conserva dopo l’apertura, nonché l’indicazione puntuale di ingredienti specifici che presentano un potenziale allergenico elevato per determinati soggetti.

In sintesi, dunque, tutti i prodotti cosmetici commercializzati sul territorio nazionale devono riportare le seguenti indicazioni: funzione del prodotto, ragione sociale del produttore, paese di origine, lotto di fabbricazione, lista degli ingredienti, istruzioni d’uso ed il PAO.

Qualsiasi prodotto non riportante le avvertenze appena elencate, infatti, potrebbe essere contraffatto, e, di conseguenza, pericoloso per la salute del consumatore.

A tal proposito, negli ultimi anni, sono state sequestrate numerosi lotti, da parte della Guardia di Finanza, di cosmetici irregolari (rossetti, fondotinta, smalti, matite per occhi, ciprie), contenenti metalli pesanti come nichel, piombo, cobalto e cromo, in concentrazioni tali da poter provocare dermatiti e, nei casi più gravi, shock anafilattici.

Va precisato che, per prodotto illegale, si intende un cosmetico totalmente non conforme agli standard di sicurezza, creato con l’uso di ingredienti a basso costo ed in assenza di strutture produttive qualificate o, per lo meno, dotate di laboratori.

Pertanto, risulta utile, innanzitutto, evitare cosmetici a basso costo che sembrano riportare o richiamano, anche solo per assonanza, un marchio famoso e, soprattutto, leggere attentamente l’etichetta riportante le sostanze utilizzate, il nome del produttore ed il Paese di provenienza.

In secondo luogo, è sempre consigliabile acquistare prodotti di cosmesi attraverso canali sicuri, ossia rivenditori autorizzati come profumerie, supermercati, farmacie, negozi specializzati, facendo particolare attenzione all’acquisto sul web.

In merito a ciò, assume particolare rilevanza l’ordinanza disposta dal Tribunale di Milano lo scorso 3 luglio, destinata a “fare giurisprudenza” nella storiadella distribuzione selettiva dei cosmetici.

In particolare, il noto marchio Sisley ha vinto il ricorso promosso contro Amazon, accusato di vendere, sul suo marketplace, i prodotti del marchio francese, senza preservare l’immagine di prestigio che lo contraddistingue.

Difatti, il colosso di Jeff Bezos, ha dovuto rimuovere i cosmetici Sisley dal suo e-commerce in Italia, pena il pagamento di sanzioni amministrative.

Pare evidente che, con l’ordinanza appena citata, il Giudice incaricato di decidere della causa ha cercato di ristabilire e tutelare il valore dell’immagine e del patrimoniodel marchio, inibendo il diritto alla vendita dei retailer che non possiedono gli standard per rappresentare i valori del brand.

La pronuncia in esame, inoltre, assume particolare importanza poiché, per la prima volta in Italia, viene definito il divieto di vendita per i siti che non rientrano nei canoni della distribuzione selettiva.

In passato, casi analoghi avevano interessato case di cosmesi francesi e tedesche.

In particolare, il caso Caudalie, marchio della cosmetica francese, un anno fa aveva vinto davanti alla Corte di appello di Parigi contro il marketplace transalpino 1001pharmacies considerato piattaforma non autorizzata, mentre un anno primaaveva assunto particolare importanza il caso Coty, azienda di cosmesi tedesca, alla quale la Corte di giustizia europea aveva riconosciuto il diritto di impedire che i rivenditori selezionati in esclusiva potessero rivendere su Amazon.

Pertanto, dal punto di vista legislativo, si rilevano importanti progressi, volti ad intensificare la lotta alla contraffazione dei cosmetici, nonché a tutelare i marchi di prestigio; un notevole passo avanti verso una maggiore tutela del consumatore, nonché verso la riduzione del danno economico che rischierebbe di intaccare le imprese di prestigio produttrici di cosmetici.