26/05/2017

Cyberbullismo: da oggi la rete fa meno paura

Niente più bulli sul web. O per lo meno, da oggi sarà possibile tutelarsi contro i cyber-attacchi sempre più frequenti soprattutto tra i giovani.

Nella seduta del 17 maggio 2017, infatti, la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità la proposta di legge n. 3139-B recante “disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, già approvata con modifiche dal Senato lo scorso 31 gennaio 2017.

Tratto peculiare di questa novità legislativa è la possibilità che il minore stesso, purché abbia compiuto almeno 14 anni, possa richiedere di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete rivolgendosi direttamente al gestore del sito web o ai social network, senza che sia necessario l’intervento di un adulto.

Ma procediamo con ordine. Innanzitutto, che cos’è il cyberbullismo?

È la prima volta che l’ordinamento italiano lo definisce in termini di fenomeno e fattispecie di reato.

Il “cyberbullismo” può essere inteso come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.”

La finalità della presente legge consiste proprio nel contrastare questo fenomeno in tutte le sue manifestazioni, definendo una strategia difensiva ben precisa.

Come fare, allora, per rimuovere il contenuto di un post offensivo?

La vittima di cyberbullismo, i genitori o esercenti la responsabilità sul minore, possono inoltrare al titolare del trattamento dei dati o al gestore del sito internet o del social media un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei contenuti.

Qualora il gestore non dovesse provvedere entro le 48 ore dalla ricezione dell’istanza di rimozione, la legge predispone un ulteriore strumento di tutela a favore delle vittime: il Garante della privacy. Infatti, in tal caso l’interessato può rivolgersi al garante per la protezione dei dati personali, che interviene direttamente entro le successive 48 ore.

L’obiettivo della legge è chiaro: delineare una forma di tutela a carattere preventivo e riparatorio volta a dettare un’educazione “social” che consenta di insegnare ad una generazione sempre più iperconnessa come utilizzare correttamente uno strumento tanto prezioso quanto pericoloso.

In tal senso, è stata estesa al fenomeno del cyberbullismo la procedura di ammonimento prevista in materia di stalking (art. 612 bis c.p.). Infatti, in caso di condotte di ingiuria, diffamazione, minaccia e trattamento illecito di dati personali poste in essere da un minore ultraquattordicenne nei confronti di altro minore mediante l’uso di internet è applicabile la procedura di ammonimento da parte del questore, fino a quando non viene proposta querela o presentata denuncia nei confronti del responsabile dell’illecito.

Ma la difesa dal bullismo virtuale si combatte in prima battuta nella realtà scolastica. Infatti, in ogni istituto sarà individuato un docente come referente per le iniziative contro il bullismo e il cyberbullismo. I dirigenti scolastici, inoltre, sono tenuti ad informare tempestivamente le famiglie dei minori coinvolti e se necessario convocare tutti gli interessati per adottare misure di assistenza alla vittima oltre ad azioni di carattere educativo per l’autore.

Tale novità legislativa è significativa soprattutto perché rende tangibile un danno che finora non era considerato “reale” ed effettivo proprio perché la violenza si manifesta su una piattaforma virtuale in cui non è possibile “vedere” gli effetti dell’offesa arrecata.

Infatti, secondo i dati riportati dalla polizia postale, l’82% dei giovani pensa che non sia grave insultare sui social. Il 71% ritiene, invece, che la vittima non avrà conseguenze dagli attacchi, mentre l’86% non reputa nemmeno gravosa l’aggressione verbale di per sé.

Questa legge rappresenta il primo passo volto a responsabilizzare l’uso della rete soprattutto per una generazione tanto più iperconnessa quanto più fragile, definendo una strategia di attenzione, tutela ed educazione, in particolare nei confronti dei minori coinvolti, sia nelle posizioni di vittime sia in quella di responsabili di illeciti. Sul peso che rivestono le parole, fa riflettere un pensiero della tradizione ebraica che dice: “Quando la parola non l'hai pronunciata sei tu a comandarla, ma una volta che l'hai pronunciata è lei che comanda te” 1.

 

1 Citazione tratta dal monologo di Roberto Saviano (v. Fumarola S., Saviano ritorna ad Amici: “Ragazzi, basta bullismo: in rete le parole sono pericolose”, 12 aprile 2017, www.repubblica.it).